Dopo l’esordio con What Doesn’t Kill Us, esce Miracle Days secondo singolo, e video, tratto dall’album ROOTS & WINGS (Ultratempo/Self) della SBL Stef Burns League, band con cui STEF BURNS porta sul palco l’energia e l’entusiasmo che lo caratterizzano, e alla quale si è aggiunto di recente il nuovo chitarrista Vince Pastano.
Il tour invernale nei club, organizzato da ULive, partirà il 13 novembre da Trieste e toccherà un po’ tutta Italia.
Con Stef Burns, voce e chitarra, completano la formazione alcuni musicisti d’eccezione da tempo nella sua orbita: Vince Pastano alla chitarra (che ha condiviso con Stef il palco anche nell’ultimo tour di Vasco Rossi), Paola Zadra (basso) e l’olandese Juan Van Emmerloot (batteria) a formare la potente sezione ritmica.
Calendario: 13 Muggia (Trieste), T. Verdi; 14 Vignole (Alessandria), Area 51; 15 Moncalieri (Torino) Nuovo McRyan; 16 Milano, Le Scimmie; 18 Brescia, Seconda Classe; 19 Vicopisano (Pisa), Blitz; 21 Villaguardia (Como), Tartaruga; 22 Levizzano (Modena), Pub l’Artista; 23 Perugia, Afterlife.
ROOTS & WINGS è un lavoro in cui a fare la differenza, sono la varietà di stili e una produzione che, allo stesso tempo, appare old school, ma anche terribilmente moderna: rock classico che strizza l’occhio agli anni settanta e ottanta, quelli della sua formazione, ma che non ha paura di confrontarsi con il presente e di lasciarsi alle spalle alcune certezze del suo passato solista.
Per la prima volta, infatti, il chitarrista americano si presenta nella triplice veste di autore, musicista, ma soprattutto cantante e lo fa con una naturalezza sorprendente dimostrando anche di potersi confrontare su più registri. Gli echi musicali sono molteplici e continui e rimandano tanto alle esperienze personali di Stef (l’Alice Cooper più radiofonico, le melodie di Vasco e una spruzzata di Huey Lewis & the News), quanto ai gruppi amati nel corso della propria vita, tra i quali spesso fanno capolino Queen, Van Halen e Foo Fighters, con il faro dell’idolo Jimi Hendrix sempre stabile all’orizzonte: What Doesn’t Kill Us, Something Beautiful, Home Again, e la title track sono i pilastri di un disco che non finisce di stupire nemmeno dopo diversi ascolti.