“L’abitudine di tornare”. Carmen Consoli ha scelto questo titolo, quello del primo singolo, per il ritorno discografico a 5 anni dall’ultimo album. 10 tracce che raccontano l’Italia vista un’artista immersa nella realtà quotidiana, un “laboratorio di vita” come l’ha definito: in questo periodo non ha mai smesso di suonare, si è occupata delle questioni familiari ed è diventata mamma.
“Ho fatto la vita normale, non mi sono chiusa in una campana di cristallo e isolata, ho conosciuto tanta gente che è venuta da me e mi ha salvato dall’isolamento. Questi 5 anni sono volati come un mese. Mi sono nutrita di nuove amicizie, di una nuova prospettiva, un nuovo modo di vedere le cose”.
Carmen Consoli nell’album ha vestito i panni di “quasi cronista” di ciò che vedeva accadere: in “La signora del quinto piano” affronta il tema del femminicidio, in “La notte più lunga” il dramma dei migranti. “Il mio è un occhio esterno, descrivo fatti che si commentano da sè: il mio punto di vista subliminale si cela dietro le note, i commenti sonori. Le tragedie fanno audience, per cui facilmente i telegiornali sono piene di tragedie e fatti che secondo me non andrebbero raccontati”.
In “Esercito silente” c’è una Palermo ferita e desiderosa di riscatto che rappresenta tutta la Sicilia. “E forse giorno …” parla della crisi economica, di una famiglia costretta a vivere in macchina, vista dagli occhi di una madre.
“Occorre fare una grande distinzione tra gli eserciti silenti: ci sono quelli omertosi e quelli ancora più numerosi di persone indignate che vorrebbero cambiare le cose ma sono impotenti”. “Il mio punto di vista è sempre femminile perchè mi viene più facile raccontarlo, non perchè ce l’abbia col monto maschile, ho avuto un padre e ho un figlio stupendo”.
Il disco si chiude con “Questa piccola magia”, inno alla speranza, alimentata dall’arrivo di una nuova vita. “Il bello può arrivare ma bisogna riconoscere che ci sono dei lati oscuri: se non si ha la forza di riconoscerli non si possono superare”.