Non avrei scommesso un centesimo sui miei cinquant’anni. Sui trenta forse, ma cinquanta neanche a pensarci!”. A scriverlo è Piero Pelù, che di anni ne ha compiuti 52 lo scorso febbraio, in ‘Identikit di un ribelle’, nuova autobiografia a quattro mani realizzata con Massimo Cotto – con il quale già firmò nel 2000 ‘Perfetto difettoso’ (Mondadori) – che Rizzoli manda in libreria il 16 aprile prossimo.
Al fianco dei Litfiba e in solitaria Pelù ha attraversato da protagonista oltre trent’anni di storia della musica italiana, contribuendo in modo significativo alla nascita della scena rock contemporanea. In queste pagine il musicista si racconta a ruota libera, esorcizzando le sue paure e confidando i suoi timori, primo fra tutti l’incubo delle droghe pesanti, che sono un grande mezzo di potere delle mafie, che ciclicamente minacciano l’esistenza delle generazioni più a rischio e che hanno coinvolto persone a lui care.
Il libro raccoglie la storia di un’evoluzione, la confessione di un ragazzo di strada divenuto uomo, di un musicista per il quale la disobbedienza non è un gioco da ragazzi né l’ultima spiaggia di chi non ha più nulla da perdere. Opporsi alle ingiustizie è un preciso dovere morale, una necessità, perché, come ricorda Pelù, “ribellarsi non è eroico. È vitale”.